Ecco una nuova intervista tradotta: questa volta parliamo di Daichi Yamamoto!
Vi proponiamo la traduzione dell’intervista di i-D (Facebook, Twitter, Instagram), pubblicata il 6 ottobre 2020. L’intervista è di Yuho Nomura; tutte le foto sono di Yūki Hori.
Potete leggere l’intervista originale qui. You can read the original interview in here.
Come per le altre traduzioni, nella versione in italiano troverete ulteriori link a pagine esterne per le spiegazioni ai riferimenti fatti. Le immagini e i video appartengono all’intervista originale.
Daichi Yamamoto: sito ufficiale, Twitter, Instagram
Intervista al rapper di Kyoto Daichi Yamamoto: l’artista giapponese-giamaicano parla del movimento BLM in Giappone e del suo nuovo EP
Sono passati solo due anni da quando Daichi Yamamoto, un rapper bilingue di Kyoto, è emerso sulle scene con il suo mixtape hip-hop sperimentale, “WINDOW“. Il giovane musicista è passato dal lavorare al suo negozio di dischi locale Jazzy Sport all’essere scelto dall’etichetta eponima come nuovo artista. Dopo un periodo di tempo passato a studiare arte alla UAL di Londra e dopo un album pubblicato nel 2019, egli è tornato nella sua terra natia e si è completamento concentrato sul fare musica. Il suo nuovo EP, “Elephant In My Room“, è un [disco] trap di cinque tracce pubblicato in agosto che gli ha assicurato un posto nei radar dei fan del rap in tutto il Giappone.
Mentre condivide un’intima foto-diario del suo studio casalingo a Kyoto, Daichi si addentra nella nuova pubblicazione, nelle muse dell’industria musicale nel bel mezzo della pandemia e – con un padre giapponese e una madre giamaicana – condivide alcuni pensieri sulla reazione del suo paese nei confronti del movimento BLM.
Ciao Daichi! Com’è stato pubblicare della musica durante una pandemia globale?
Con la pandemia del coronavirus la mia mente era distratta. Ho deciso di pubblicare l’EP quest’estate con Masato-san della Jazzy Sport per avere un’attitudine più positiva e per diventare in qualche modo più motivato e mentalmente stabile.
E visto che la fine non s’intravede ancora, quali sono i tuoi progetti attuali? Come ti sembra essere il futuro della musica?
È una questione seria. Non penso che questo modo di vivere possa andare avanti per troppo tempo e, nonostante sia un bene essere flessibili al cambiamento, voglio avere di nuovo la possibilità di esibirmi dal vivo il prima possibile. Mio padre possiede un club chiamato METRO, perciò ho sempre assistito a delle esibizioni dal vivo. Penso che ciò mi renda una persona che crede alla supremazia dei live. In poche parole, semplicemente adoro avere davanti a me un pubblico dal vivo che è entusiasta, con persone ubriache e disturbatori tutt’intorno. Qualche tempo fa, Travis Scott ha collaborato con Fortnite e kZm ha tenuto una serie di concerti virtuali online… Credo che questo tipo di contenuto sia interessante.
Sicuramente. Allora, quali sono i punti forti del tuo nuovo EP?
“Andless” è stato il mio primo album, quindi ho cercato di usare tutti quegli strumenti a mia disposizione, mentre con “Elephant In My Room” sono riuscito a concentrarmi maggiormente sulla mia espressione. Credo che presenti una profondità maggiore rispetto all’opera precedente.
E qual è la tua traccia preferita?
Personalmente mi piace la seconda, “Netsukikyu”, che ho prodotto con grooveman Spot. È una traccia piacevolmente bilanciata e penso che rappresenti maggiormente il me stesso attuale. Naturalmente, l’album è colmo di canzoni di cui sono soddisfatto e che adoro, ma questa si addice al mio umore odierno.
Crei il tuo stesso beat. Come mai hai deciso di collaborare con altri prodotti per questo progetto?
Penso di non comprendere appieno me stesso, o meglio, qualche volta non riesco a essere oggettivo nei miei confronti. Non è una bella cosa. Mi sono sentito allo stesso modo con il mio album precedente. Perciò ho chiesto a dei produttori di cui mi fido di creare dei beat per me e, facendo ciò, posso trovare una nuova personalità dentro di me.
Parlando delle persone di cui ti fidi, com’è stato produrre “Blueberry” con Qunimune? Avevate già lavorato insieme, vero?
Abbiamo ormai una buona relazione lavorativa, di conseguenza non mi sono mai preoccupato del fatto di lavorare con lui, tuttavia per produrre tutte le canzoni che ho creato con Qunimune serve veramente molto tempo, visto che dedichiamo un notevole impegno nel motivo (=hook). Entrambi diamo la priorità a questo quando creiamo una canzone.
Parlaci del video musicale per il singolo principale, “Blueberry”…
Ho chiesto al fotografo Yūki Hori di dirigere il video musicale – egli ha anche scattato delle foto per l’opera e questo articolo, perciò sto lavorando molto con lui. Per questo video, ci siamo procurati una pellicola 16mm. Abbiamo adottato una tecnica conosciuta come “direct animation“, nella quale si graffia la pellicola per creare l’animazione. Il senso era quello di creare una maniera completamente originale di guardare il mondo mentre si ascolta della musica. Anche il direttore della fotografia Kenta Nomura, che ha lavorato come animatore speciale per “In questo angolo di mondo” [Kono Sekai no Katasumi ni], ha lavorato su questo video, rendendolo un progetto unico e incredibile.
Il singolo di apertura “Splash” è stato utilizzato in una pubblicità TV con protagonista il giocatore di basket Rui Hachimura. Com’è successo?
È successo all’improvviso e alla fine non è solo stata usata come canzone della pubblicità TV, ma è stata anche la mia prima canzone trasmessa a livello nazionale, quindi ero estremamente felice. Non c’era nessuna attribuzione nella pubblicità, perciò credevo che nessuno avrebbe capito che era la mia canzone, tuttavia inaspettatamente molte persone lo hanno capito. Ho sentito dire che molta gente pensava che fosse Rui Hachimura a cantarla, però. La traccia registrata per l’album ha un arrangiamento leggermente diverso, pertanto è piuttosto interessante comparare le due versioni.
Hai anche collaborato col produttore giapponese 5lack alla traccia intitolata “Radio“. Com’è stato lavorare insieme?
Volevo lavorare con lui da tanto tempo. È uno degli artisti che rispetto di più e lo ascolto da quando sono adolescente, quindi ero abbastanza in ansia di lavorare con lui. Sono rimasto colpito dalla sua abilità di dirigere e di avere costantemente nuove idee. Ha rispettato completamente le mie aspettative.
“Spotless“, l’ultima traccia di “Elephant In My Room”, è stata interamente prodotta da te. La consideri una traccia emozionalmente diversa dalle altre?
Quando non potevo uscire di casa, ho passato molto tempo a produrre musica, come tanti altri artisti. Ma visto che vivevo a Londra, ho sempre preso del tempo per fare beats, suonare la pianola e creare nuove tracce. Per questo ho pensato che sarebbe tato bello includere una traccia come questa. Mi ricorda quanto sia importante essere in grado di esprimere un messaggio e un’opinione.
Parlando di esprimere il tuo messaggio e la tua opinione, da uomo giapponese di etnia mista, ci chiedevamo cosa ne pensi della reazione del Giappone al movimento Black Lives Matter?
Personalmente, considero il razzismo come qualcosa di imperdonabile e c’è un assoluto bisogno di battersi per il suo sradicamento. Considerando anche le mie esperienze personali, non voglio che altra gente soffra a causa di ciò. Virgil Abloh ha twittato una volta: “durante un viaggio normale a un negozio di alimentari a Chicago, ho paura di morire. Il rischio di una morte letterale è una normale passeggiata di vita per noi. Sembra quasi di vivere come se stessi camminando in punta di piedi. Quando mi candido per un lavoro, ho paura di non riuscire a ottenerlo. È nella mia natura essere super gentile, ma sono super gentile perché prima che io apra la bocca 9 volte su 10 vedo che le persone [mi] giudicano.” Lo ha detto così chiaramente e mi sono sentito estremamente solidale riguardo a ciò e terribilmente triste allo stesso tempo.
Guardando i social media, noto molte persone che accettano ciecamente qualsiasi parola esca dalla bocca delle celebrità o molte altre persone vedono il movimento come una moda passeggera e finisco per sentirmi spaventato.
Le persone di colore hanno tutte dei background e delle culture diversi, a seconda del loro ambiente: le persone di colore che vivono negli Stati Uniti sono diverse da quelle che ho incontrato nel Regno Unito; lo stesso vale per le persone come me che hanno un’eredità culturale africana ma vivono in Giappone. È sbagliato pensare che quello che sto dicendo come individuo valga per tutte le persone di colore perché sono umani, prima di sentirsi dire di essere neri. Per questo voglio che il mondo riesca ad accettare opinioni che vengono da singoli individui diversi per quello che sono.
Anche in Giappone ci sono state varie proteste BLM ed è stata una buona opportunità per molte persone, incluso me, per pensare alla questione razziale; credo [che questa opportunità] debba essere positivamente accettata come necessaria.
Anche tanti altri musicisti giapponesi ne hanno parlato…
Sì, ho visto tanti artisti agire anche in Giappone e penso che sia fantastico; devi essere coraggioso per riuscire a farlo. Ho percepito questo problema sulla mia pelle da quando sono bambino, l’ho visto coi miei stessi occhi, perciò ho provato diverse emozioni. È un argomento delicato comunque, come ho detto prima, non vorrei ferire qualcuno che ha un’opinione leggermente diversa dalla mia, di conseguenza non potevo fare una dichiarazione a riguardo con noncuranza.
Allo stesso tempo, ho pensato che fosse importante riflettere sull’origine della causa del problema, quindi invece di agire attraverso i social media mi sono preso il tempo di condividere opinioni con le persone attorno a me. Ho avuto delle lunghe chiamate con i miei amici della mia città natale, il mio manager Masato-san e gli amici americani che vivono a Kyoto. È stato in quel momento che ho davvero percepito che stava diventando un argomento eccessivamente delicato. Tutti sono preoccuparti di ferirsi a vicenda, pertanto nessuno vuole continuare la conversazione; sembra che siamo tutti spaventati delle differenze delle nostre opinioni. Questo, in particolare, è quello di cui ho parlato coi miei amici americani a Kyoto e molti di loro pensano che sia un punto debole.
Onestamente, ho visto delle persone nere che facevano a gara attraverso le loro opinioni e non è una buona cosa abusare della propria posizione in questo modo. L’obiettivo è quello di eliminare il razzismo e ognuno sceglie un modo diverso di farlo… Credo che la nostra priorità numero uno debba essere quella di riconciliare e adattare i nostri modi, iniziando dalle persone che sono più vicine an noi.
Naturalmente, sto pensando molto a questo e, nonostante io non abbia ancora trovato una risposta definitiva al problema, quello che posso dire a questo punto è che la maniera migliore di trovare una strategia risolutiva nei confronti del razzismo o per la comunità LGBTQ sia quello di capire innanzitutto che siamo tutti umani. Persone che si feriscono l’un l’altra, persone che si giudicano l’un l’altra, persone che espongono e denigrano altre svelando le loro informazioni personali su internet… è tutto sbagliato. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
Non ero sicuro di menzionare queste questioni, ma i-D è una pubblicazione che affronta queste problematiche in maniera diretta e ciò mi ha permesso di giungere a una conclusione.
Può essere la prima volta in cui hai parlato di queste cose in un’intervista, ma le avevi già menzionate in canzoni come “Brown Paper Bag” e “Blueberry“…
È per la maggior parte dovuto all’influenza di Kendrick Lamar. È fantastico come con la musica egli possa sollevare delle problematiche sociali senza sembrare un moralizzatore. In realtà penso che sia una cosa che le persone giapponesi non siano molto brave a fare. È per questo che le canzoni riguardo la politica o la consapevolezza sociale non sono importanti, qui. Ho anche ricevuto dei consigli su questa falsariga e ho avuto un momento di esitazione, ma ascoltare “To Pimp A Butterfly” di Kendric mi ha convinto che è sbagliato pensarla così. Il titolo del mio ultimissimo album ha finito per essere “Elephant In My Room” non solo per il movimento BLM ma anche per la pandemia.
In che senso?
Significa chiudere un occhio, come se ci fosse un elefante nella stanza ma nessuno reagisce a ciò, perciò è connesso anche a quello che stavo dicendo prima e mi ha davvero colpito. Inoltre, la cover dell’album mostra me che creo musica nella mia vera stanza, allora ho deciso per questo titolo.
Ha senso. Su cos’altro stai lavorando recentemente e come ti ha influenzato?
Ho anche lavorato su una canzone per “Japan Sinks: 2020” della Netflix e questo, oltre agli eventi recenti come il corona e il BLM, mi ha aiutato a confrontarmi con me stesso, ad allargare i miei punti di vista e il mio potenziale. Recentemente penso che se dovessi avere molti elefanti nella tua stanza affrontarli potrebbe farli sparire.
“Elephant In My Room” di Daichi Yamamoto è uscito ed è disponibile su Jazzy Sport