Questa settimana parliamo di hip-hop: la traduzione per la nostra rubrica “Interviste” è incentrata sul rapper JP THE WAVY. Vi riportiamo l’intervista di The Japan News pubblicata il 24 luglio 2020 in inglese. Potete leggere la versione originale qui.
L’intervista è di Ronald Taylor, redattore dello staff di The Japan Times e ARAMA! JAPAN. Dello stesso autore vi avevamo tradotto anche l’intervista fatta a SKY-HI degli AAA.
Come per le altre traduzioni, nella versione in italiano troverete ulteriori link a pagine esterne per le spiegazioni ai riferimenti fatti. Le immagini e i video sono quelli dell’intervista originale.
JP THE WAVY: “La cultura dell’hip-hop ci unisce”
Quando avevo originariamente pianificato di parlare con il rapper con sede a Tokyo JP THE WAVY, avrei dovuto farlo di persona, in Giappone. A causa delle limitazioni dei viaggi, ho dovuto accontentarmi di una video chat.
Tuttavia, non posso fare a meno di pensare che un’intervista fatta su Zoom sia più incentrata “sul momento” rispetto a una fatta nell’ufficio dell’etichetta discografica di JP e se c’è un modo con cui potrei descrivere JP THE WAVY sarebbe “del momento”.
Come molti artisti giapponesi, JP si rifiuta di rivelare il suo vero nome. Ciò potrebbe essere dato dal fatto che, come millennial, è intensamente selettivo nei riguardi di cosa condividere della sua vita. Oppure, come millennial, è intensamente protettivo del suo marchio. In ogni caso, è riuscito piuttosto bene a tenere fuori dai riflettori la sua vera identità.
Inoltre, come molti giovani artisti giapponesi, JP ha mosso i primi passi nel mondo delle celebrità attraverso internet – nel suo caso, con un video su Youtube del 2017 intitolato “Cho Wavy de Gomenne”, che attualmente ha più di un milione di visualizzazioni. Al video è seguita una remix in collaborazione col rapper nato a Sapporo SALU (1) un mese dopo; il video divenne virale e ha raggiunto quasi 16 milioni di visualizzazioni su Youtube, al momento.
“È stata una cosa che non avevo mai vissuto prima, impareggiabile,” dice JP. “Creo sempre canzoni con l’intento di fare delle hit… ma non mi sarei mai aspettato che questa canzone diventasse sensazionalmente virale come poi è stata.”
Dice che quel successo improvviso, con i fan che creavano i loro video imitando i suoi passi di danza e facendo parodie delle parole, lo hanno colto alla sprovvista. Non sapeva che sarebbe stata la maniera in cui la fama avrebbe funzionato in Giappone in futuro.
Nonostante l’hip-hop sia diventato uno dei generi dominanti in altre parti del mondo, questo non è il caso in Giappone. La sua predominanza sui social media, tuttavia, ha permesso di renderlo maggiormente accessibile alla gioventù giapponese, che passa sempre di più il suo tempo libero online.
“L’hip-hop è veramente popolare in Giappone tra i giovani,” chiarisce JP. “Ci sono inoltre tanti rapper giovani ed è una scena [musicale] in espansione.” Lui incluso. Mentre il J-pop e il rock hanno monopolizzato le playlist dei fan di musica giapponese fin dagli anni 2010, l’hip-hop, in particolare a Tokyo, ha visto una grande crescita. È difficile non notare la sua influenza quando si cammina nelle vie di aree alla moda come Shibuya.
È anche una comunità che si è estesa nell’ultimo decennio nell’intera Asia e JP ha lavorato con tanti altri rapper del continente per alimentare questa scena in crescita. Sono incluse le collaborazione con Sik-K della Corea del Sud, Nickthereal del Taiwan, Sona One della Malesia e altri rapper che appaiono nell’album di debutto di JP THE WAVY, “LIFE IS WAVY“, pubblicato in aprile.
Le collaborazioni presentano un miscuglio di rime giapponesi e di rime nella lingua del rapper che si unisce a JP nella traccia – con un po’ di inglese cosparso qua e là per una battuta ottimale.
“Penso che siamo tutti parte della cultura hip-hop. È ciò che ci unisce,” dice JP. “Non è solo la musica, è anche moda, uno stile di vita.”
Le collaborazioni sono per di più rilevanti poiché fungono da uno dei pochi ponti che unisce il Giappone al resto dell’Asia da un punto di vista musicale, dato che lo sguardo del Giappone è sempre stato principalmente focalizzato sugli Stati Uniti, nel passato.
“Nonostante sia vero che l’hip-hop è cresciuto in Giappone nel corso degli ultimi decenni, non è assolutamente importante come lo è negli Stati Uniti o in Europa,” dice JP. “La cosa più significativa da attuare per fare in modo che l’hip-hop si espanda in Giappone sarebbe quella di stabilire qui una cultura com’è accaduto in altri luoghi”.
Le scene hip-hop si sono presentate a ondate in Giappone, dalla old school incentrata sulla breakdancing degli anni ’80 fino alle rime degli anni ’90 dei Scha Dara Parr, così come temi socialmente più consapevoli pubblicati da artisti come i RHYMESTER o ZEEBRA. Il fulcro dell’hip-hop in Giappone oggigiorno si trova principalmente online. Artisti come i Bad Hop, Awich e kZm hanno raggiunto milioni di visualizzazioni su Youtube negli ultimi anni, un approccio che non ha necessariamente un impatto sulla classifica Oricon ma che è più rilevante per gli adolescenti e giovani adulti che passano molto tempo sui social media. In più, molti dei fan che hanno scoperto la musica di JP su Youtube, in sottofondo nei video su TikTok o nelle storie di Instagram dei profili di qualcuno, non erano necessariamente fan del genere all’inizio.
“I giovano usano Youtube per ogni tipo di divertimento,” dice JP. “Chi visualizza non fa necessariamente parte della cultura o sa di che cosa si tratta, ma Youtube può servire come un’introduzione alla cultura, che le permette di crescere.”
Con l’espansione della popolarità dell’hip-hop in Giappone, sono arrivate anche le accuse di appropriazione culturale. La gioventù giapponese sta conoscendo le questioni riguardanti la giustizia sociale e l’attivismo che si è sviluppato dalla morte di George Floyd a Minneapolis ha aiutato ad aumentare la quantità di informazioni disponibile in giapponese. Sebbene JP abbia sentito parlare di questo concetto, non sa che cosa dire all’inizio. Dopo averci pensato per un po’, paragona ciò che crea a alla costruzione basilare dell’hip-hop: il campionamento (sampling).
“Il campionamento è parte della cultura hip-hop,” dice. “Mi piace prendere la base della cultura hip-hop e metterci un’interpretazione personale. È come quando la melodia di una canzone più vecchia viene usata per crearne una nuova.”
I suoi video musicali hanno l’obiettivo di ritrarre una versione del Giappone che si è aperta all’immigrazione ed è convinto del suo mondo di promozione alla diversità.
“Molte persone che mi circondano, i miei amici, coloro con cui lavoro, appartengono a diverse razze ed etnie,” dice. “Penso che sia positivo portare in Giappone [sempre] più persone dall’estero, con culture differenti”.
JP si è messo all’opera per attuare il suo piano con la traccia “Louis 8“, che celebra il giocatore di basket della NBA birazziale Rui Hachimura.
“Lo rispetto molto e volevo supportarlo come giocatore giapponese che andava all’estero”, dice JP.
L’attuale pandemia ha portato alla cancellazione di un tour che JP THE WAVY aveva pianificato per promuovere “LIFE IS WAVY”. Il rapper ha allora lavorato a della nuova musica mentre era a casa durante le misure restrittive del Giappone e ciò include anche la sua collaborazione nella serie di freestyle di 88rising “Tokyo Drift”. La serie è iniziata con un video del rapper indonesiano Rich Brian intento a rappare rime sulla traccia “Tokyo Drift” dei TERIYAKI BOYZ. La partecipazione di JP THE WAVY avvenne dopo che fu contattato da 88rising e, da fan dei TERIYAKI BOYZ, dice che è stato veramente felice di aver fatto parte della serie.
“The Fast and the Furious: Tokyo Drift” uscì nel 2006 e continua a incombere in termini di reputazione della musica giapponese all’estero; quella traccia dei TERIYAKI BOYZ è stata la canzone giapponese più ascoltata al di fuori del Giappone su Spotify, l’anno scorso. Arriva da un periodo in cui i grandi nomi dell’hip-hop – Kanye West, Pharrell Williams – hanno parlato della cultura pop giapponese in termini particolarmente entusiasti. JP era uno studente di scuola media ai tempi, ma dice di essere stato enormemente influenzato da quell’accaduto. Durante la nostra intervista, indossa una T-shirt e un cappellino da baseball di Human Made, un marchio del fondatore di A Bathing Ape e componente dei TERIYAKI BOYZ Nigo, e durante un momento della nostra conversazione mi mostra la sua collezione di goods di Takashi Murakami, l’artista che ha concepito la copertina dell’album di Kanye West “Graduation”. Anche il componente dei TERIYAKI BOYZ VERBAL appare nel suo album. Da un punto di vista estetico, JP è piuttosto piazzato nella metà degli anni 2000.
Questo non vuol dire che è bloccato lì, comunque. Esprime molto desiderio di voler uscire dagli schemi che tipicamente limitano gli artisti giapponesi, il che include anche un approccio più internazionale piuttosto che concentrarsi sul mercato nazionale. JP THE WAVY si è esibito all’SXSW Music Festival ad Austin l’anno scorso, il suo primo concerto fuori dal Giappone.
“Mi è piaciuto tantissimo. Ero emozionato ma nervoso perché era tutto così nuovo per me,” ricorda. “Mi piacerebbe esibirmi di più all’estero una volta che la pandemia sarà finita.”
Mentre terminiamo la nostra conversazione, JP mi sorprende concludendo in maniera positiva sull’attuale situazione in cui tutti ci troviamo.
“So che ci sono tante cose negative che stanno succedendo ora nel mondo, ma il fatto che io e te, persone di diverse nazioni, di diverse razze, possono parlare così in video è una cosa di cui sono felice,” dice. “Mi piacerebbe connettermi ancora di più con persone diverse nelle mie future attività.”
Per ulteriori informazioni su JP THE WAVY, visitate sorrywavy.jp.