Ecco la traduzione dell’intervista a YOSHIKI (X JAPAN), pubblicata da Numéro il 13 maggio 2020 in francese e il 15 maggio 2020 in inglese. L’intervista si è originariamente svolta in inglese.
I did this interview in English for the French Magazine #Numero. Reading translation is so impactful too..
— Yoshiki (@YoshikiOfficial) June 14, 2020
もともと英語で、フランス版『#Numero』のインタビューをした
英語→フランス語→日本語と訳され、
日本語で読むと凄いインパクトが。。@NumeroTOKYO https://t.co/XQ0y32fxFi
L’intervista è di Emma Naroumbo Armaing e Alexis Thibault dello staff di Numéro.
Nella versione tradotta in italiano troverete dei link ad altre pagine per le spiegazioni ai riferimenti fatti. I link sono stati aggiunti dallo staff di TokyoNoise, mentre le immagini e i video sono quelle dell’intervista originale.
“Mi ucciderei per completare la mia arte”: intervista a YOSHIKI, il leggendario batterista degli X JAPAN
MUSICA
Durante il lockdown, Numéro continua a dedicarsi agli artisti che ci guidano nella nostra vita quotidiana con la loro musica. Oggi, il leggendario batterista e membro fondatore della rock band giapponese X JAPAN – pioniere del movimento visual kei nel quale gli effetti visuali sono tanto importanti quanto il suono – ci racconta del suo amore profondo per la musica classica, le diverse operazioni [che ha subìto] e la sue ultimissime collaborazioni con Marilyn Manson, Bono, Will.i.am e Jennifer Hudson.
Di Emma Naroumbo Armaing e Alexis Thibault
Da solo o con la sua band, il talento di YOSHIKI sbalordisce tutti quelli attorno a lui. Fondatore e leader emblematico della rock band X JAPAN, l’androgino batterista è il pioniere del movimento Visual Kei, nel quale gli effetti visuali (dal trucco agli effetti pirotecnici) sono importanti quanto il suono. Esibendosi anche come pianista solista, egli oscilla tra il suonare concerti di Tchaikovsky e il mettere in scena esibizioni frenetiche degne della band americana KISS. Il suo stile di batteria infuriato lo porterà alla fine a sottoporsi a diverse operazioni chirurgiche, visto che il suo corpo era sul punto di collassare. Per tutti questi anni, YOSHIKI ha cercato di superare i suoi limiti… e quelli della sua stessa musica. Ha trasformato la sua musica e le sue preferenze per la moda in un vero e proprio stile di vita, creando un’estetica folle ed esplosiva. Oggi, all’apice della sua arte, YOSHIKI racconta a Numéro del suo successo impressionante, ma anche della realtà più cupa che si nasconde dietro il suo personaggio.
Magazine Numéro: È vero che alcuni dei tuoi fan hanno aspettato 23 ore per vederti e ottenere un piccolo scarabocchio [scritto] sull’angolo di un foglio al Japan Expo, in Francia, nel luglio del 2007?
YOSHIKI: Sì, credo di sì. Sembra difficile da immaginare, ma ricordo ogni momento speciale quando posso incontrare i miei fan faccia a faccia. Senza i miei fan, non potrei essere qui oggi. La mia vita è colma di tragedie… il suicidio di mio padre, la morte dei membri della mia band, hide (1) e Taiji (2), i cupi pensieri di suicidio che ho avuto per tanti anni… Il supporto dei miei fan mi ha riportato alla vita. Mi hanno salvato la vita! Ora cerco di raccontare la mia vita in modo da poter ridare a loro quella stessa ispirazione e, come musicista, cerco di comporre bella musica sperando di salvare la vita delle persone.
Alla fine dei tuoi concerti, a volte distruggi violentemente la tua batteria sul pavimento. Non è un’immensa mancanza di rispetto nei confronti di coloro che si limitano a picchiare delle bottiglie d’acqua [l’una contro l’altra] nei festival musicali estivi?
C’è un confine sottile tra i sogni e la realtà ed è la stessa cosa per l’arte e la moralità convenzionale. Dipende tutto da dove le persone decidono di porre il limite. Non fraintendetemi, ho un enorme rispetto nei confronti degli strumenti musicali. Forse arriverei anche a uccidermi per completare la mia arte… come fece mio padre. Quello è un ricordo estremo e straziante, tuttavia considero alcune mie azioni distruttive arte… anche se vorrei escludere l’autodistruzione!
X JAPAN – L’assolo di YOSHIKI (1990)
Messa in scena, trucco, costumi… Hai sempre incoraggiati la parte ribelle e disobbediente di te, ma, paradossalmente, sembri essere ipersensibile. Per essere veramente punk bisogna piangere spesso?
Penso che le caratteristiche di ribellione, disobbedienza e ipersensibilità possono coesistere all’interno di una stessa persona. Lotterei contro qualsiasi persona se fosse necessario – non ho paura. Ciò nonostante, mi metto a piangere quando guardo il film E.T. [ride] E comunque, qual è la definizione di punk? Continuo a cambiare il suo significato e se alcune definizioni valgono solo per il passato, altre stanno nascendo in questo momento.
Hai collaborato diverse volte con case di moda come Miu Miu, Louis Vitton e Stella McCartney. Qual è il tuo rapporto con la moda? Credi di aver introdotto il punk nell’alta moda attraverso la tua estetica?
Mio padre creava kimono, prima. In Giappone, normalmente il figlio maggiore eredita gli affari di famiglia, ma, nel mio caso, io sono diventato un musicista. È stato piuttosto naturale per me creare una marca di kimono, perché scorre nelle mie vene. Quando si tratta di arte, mi piacerebbe credere che non ci sono confini tra la musica e la moda. Vorrei continuare a creare qualsiasi forma d’arte che può ispirare le persone. Spero che il mondo della moda possa continuare a permettermi di farne parte, dato che è stato difficile far parte del mondo della musica. Il mio approccio, che unisce musica rock e musica classica, non era convenzionale e l’industria [musicale] ha avuto difficoltà nell’accettare il mio stile – ancora oggi non so se appartengo a quel mondo. Ma finché ci sono i miei fan… loro sono tutto per me!
“Ho subìto due interventi chirurgici al collo e ho un disco artificiale al suo interno. Spero che nessun musicista debba mai affrontare quello che ho affrontato io in termini di lesioni!”
Spiegami in poche parole che cos’è il “Visual Kei”. Se significa solo fare del rumore con tante luci, allora conosco diversi tipi che lo fanno piuttosto bene negli stadi durante i giochi di sport… Cosa c’è di unico in questo approccio?
Il “Visual Kei” non riguarda solo la musica o la moda: è un modo di pensare. Rappresenta la libertà di poter descrivere te stesso a modo tuo. Anche nel rock, il genere tende a limitare quello che puoi o non puoi fare. Volevo buttare giù tutti quei muri limitanti. Il “Visual Kei” è un movimento, è una cultura propria.
Da giovane, sognavi di seguire le orme dei KISS. Secondo te, quali musicisti stanno seguendo le tue orme ora?
Sarebbe un onore se dei musicisti fossero stati ispirati dalla mia musica. Al tempo stesso, lo stile con cui suono la batteria mi ha quasi ucciso! Ho subìto due interventi chirurgici al collo e ho un disco artificiale al suo interno. Spero che nessun musicista debba mai affrontare quello che ho affrontato io in termini di lesioni!
La tua eredità è abbastanza assicurata però! Hai ispirato e ti sei anche ispirato a diversi artisti degni di nota. Tra David Bowie, Michael Jackson e Marilyn Manson, quale incontro è stato il più sorprendente per te?
Vorrei aver lavorato con David Bowie e altri artisti incredibili quando erano ancora in vita! Al momento, sto facendo musica con Marilyn Manson. Penso che abbiamo già creato una serie di canzoni magnifiche che speriamo usciranno presto. Marilyn non è solo un artista formidabile, è anche un ottimo amico!
YOSHIKI – “Anniversary” (1999)
Con tutta la musica, i documentari e i progetti di moda che stai portando avanti nello stesso periodo, hai ancora il tempo di strimpellare un po’ di Chopin con il tuo piano?
Sì, suono il piano ogni giorno! Forse suonerò un po’ di Chopin, Liszt, Bach, Beethoven e Tchaikovsky al mio prossimo concerto classico.
Come sei stato coinvolto nel progetto #SING4LIFE con Bono, Jennifer Hudson e Will.i.am durante il lockdown?
Bono e Will.i.am sono miei amici. Un giorno, Marc Benioff [l’amministratore delegato della compagnia di sowftare di cloud SalesForce] e Will.i.am mi hanno chiesto se ero interessato a prendere parte a questo progetto. Credo che il mio amico Marc sia la mente dietro questo progetto – sono davvero fortunato ad avere amici così incredibili! Ovviamente ho detto di “sì” e ho cominciato subito a registrare. Il messaggio principale che trasmettiamo con la canzone è che siamo “fisicamente distanti”, ma non lo dobbiamo essere “socialmente”. Possiamo ancora essere connessi e raggiungerci l’un l’altro attraverso la musica. Prego per l’incolumità di tutti voi durante questa pandemia.
#SING4LIFE (2020) – Di Bono, will.i.am, Jennifer Hudson e Yoshiki